Come riciclare la cenere per fare sapone e detersivo naturale

L’inverno è la stagione del camino e delle stufe a legna o pellet. Con la pioggia e il freddo non c’è cosa migliore di stare in casa al calduccio, proprio davanti al camino, magari con una cioccolata calda e con un bel libro. Un vero paradiso di calore domestico e comfort. Le pene arrivano quando bisogna pulire il camino o la stufa: svuotare il cassone, aspirare via la cenere e occuparsi del suo smaltimento.

Spesso la cenere viene raccolta e gettata nella spazzatura (nella raccolta differenziata dell’umido) ma i più laboriosi possono provvedere al riciclo della cenere per sfruttare al massimo i benefici di questa sostanza.

L’esempio più eclatante: la cenere può essere utilizzata per la produzione di un detersivo naturale, quindi non inquinante, la Liscivia. La liscivia ricavata dalla cenere è perfetta per la produzione di saponi davvero efficaci. La liscivia, infatti, ha proprietà caustiche e per questa va trattata con una certa attenzione.

Il sapone naturale prodotto a partire dalla cenere può essere usato per la cura del corpo mentre la liscivia può essere usata come detersivo fatto in casa per il bucato, per lavare i piatti e per tanti altri utilizzi. La sua preparazione è semplice, e può essere fatta anche in casa… l’unico ingrediente fondamentale è la cenere da riciclare!

Come fare la liscivia

Bisogna prendere il quantitativo da noi desiderato di cenere e setacciarlo per bene, per evitare pezzi troppo grossi ed eliminare eventuali residui di carbone.

Dosi: il contenitore in cui la setacciamo non deve essere di alluminio e la proporzione di acqua da aggiungere per la preparazione deve essere di 5 volte su un bicchiere di cenere. Insomma, per ogni parte di cenere ce ne vorranno cinque di acqua. Rapporto 1:5. Il rapporto è in volume e non in peso… ecco perché come misurino potete usare un contenitore e non la bilancia!

Questo miscuglio di acqua e cenere successivamente deve essere bollito. Fate bollire per circa 30 minuti, stabilizzate l’ebollizione (abbassate il fuoco) e fate cuocere per almeno 60 – 90 minuti. In seguito si lascia raffreddare, quel liquido che otterrete si chiama liscivia ed è il detersivo naturale che usavano i nostri antenati per lavare il bucato. E’ estremamente efficace tanto che questo processo è usato tutt’oggi per la saponificazione nelle industrie che producono particolari detergenti. La Lasciva, così preparata a partire dalla cenere, è pronta per essere utilizzata per tenere pulita la nostra casa.

Filtrate la liscivia con un panno di cotone o mussola. Otterrete un liquido piuttosto limpido e facile da conservare anche per lunghi periodi. Se la componente liquida può essere usata come detergente naturale, la componente densa può dare vita a un sapone leggermente abrasivo e caustico perfetto per pulire pentole bruciate, acciaio inox e lo stesso camino.

Ciò che rimane nel panno di mussola (nella garza o nel panno di cotone) è detto sapone di cenere o pasta di cenere; anche questa può essere usata come detersivo naturale, sfruttatela per sgrassare il forno o per pulire i ferri del BBQ.

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Uso e manutenzione del caminetto

Per l’uso e la manutenzione di un caminetto aperto non c’è in realtà molto da aggiungere a quanto è già detto circa la manutenzione della stufe e delle canne fumarie. Spenderemo perciò solo poche parole in questa sezione, rimandando per il grosso delle informazioni alla lettura delle sezioni anzidette.

La differenza fondamentale, rispetto ad una stufa o ad un inserto da camino, è che il caminetto è, appunto, aperto, e richiede perciò un’attenzione ed una sorveglianza assai maggiori, sia nella fase di accensione che in quella di mantenimento del fuoco. Accendere il fuoco in un camino può essere più faticoso che accenderlo in una stufa. I camini aperti hanno in generale maggiori difficoltà di tiraggio, specialmente se si tratta di grossi camini in muratura con canne fumarie anche in muratura, che richiedono una grande quantità di calore per cominciare a ‘tirare’. Per accelerare il riscaldamento della canna e facilitare l’accensione, è conveniente posizionare la legna su una griglia, perché i ceppi siano bene areati e si accendano e si scaldino più facilmente e rapidamente. Questo naturalmente aumenta il rateo di combustione della legna, ma in certi camini è indispensabile. Se non si dispone di una griglia o non la si vuole utilizzare perché il camino, una volta avviato, tira bene, si può creare un rialzo con dei ceppi di legna verde, che entreranno poi a far parte della combustione, o utilizzare degli alari, che potranno poi essere rimossi.

Preparare il fuoco come per una stufa, con dei fogli di giornale accartocciati, poi dei pezzetti di legna molto secca, ed infine 2 o 3 ciocchi di legna più grande e sempre molto secca. Porre i ciocchi di legna con il lato spaccato verso la carta, perché questo lato si accende più facilmente che non quello coperto di corteccia. Costruire la pila di legna il più possibile accostata al fondo del focolare. Può essere conveniente aprire una finestra, perché il camino abbia a disposizione un grande volume d’aria, almeno all’accensione. Controllare che la valvola sia completamente aperta, poi, avendo avvolto qualche foglio di giornale a mo’ di torcia, accenderlo e spingerlo in alto, fin dove si può, nella cappa, per cominciare a scaldare la canna fumaria ed avviare un minimo di tiraggio. Sarà meglio indossare dei guanti per questa operazione. Infine, con l’ultimo pezzo di ‘torcia’, accendere la carta posta alla base del fuoco. Se conoscete qualche formula sciamanica propiziatrice, pronunciatela pure senza vergogna. Tutto sommato, l’accensione del fuoco è ancora un rito. Se si vuole che il camino irraggi più calore, porre un grosso ciocco verso il fondo, con pezzi più piccoli verso la bocca, se invece il camino irraggia troppo, fare l’operazione inversa, mettendo un grosso ciocco di traverso sul fronte del camino, o sugli alari, lasciando il fuoco nascosto dietro di esso.

Non appena acceso il fuoco, porre davanti ad esso un parascintille, a meno che non lo si stia controllando da presso, e non si stia bruciando legna dura che non scoppietta. In generale non bisognerebbe mai lasciare il fuoco di un camino aperto senza sorveglianza, specie senza parascintille, e non si deve mai lasciare l’abitazione, nemmeno per brevi periodi, lasciando il fuoco acceso.

Se si deve uscire di casa inaspettatamente, cercare di fare il possibile per spegnere il fuoco o per renderlo il più possibile innocuo. Lanciare secchiate d’acqua non sempre è una buona idea, può essere pericoloso, ed anche inefficace su uno strato di carboni vivaci, a meno che non si usi una manichetta da pompiere: il fuoco sembra spegnersi, ma il calore dei carboni può essere tale da far rapidamente evaporare l’acqua e da riportarli al calor rosso. La cosa migliore sarebbe separare i ciocchi il più possibile, spingerli verso il fondo del focolare, e coprirli con uno strato estremamente abbondante di cenere sicuramente spenta, o di sabbia umida, che avrete conservato per la bisogna, sistemare il parascintille nella maniera più chiusa possibile, chiudere la valvola del camino, allontanare dal camino il più possibile oggetti ed arredamento infiammabili, e confidare nella vostra assicurazione.
Meglio ancora, naturalmente, togliere i ciocchi dal camino, con l’aiuto delle pinze, della paletta e dei guanti, dopo averli separati e sabbiati, e riporli in una apposita scatola metallica, da riporre, chiusa, in luogo sicuro.

In linea generale, tenere a portata di mano un estintore in efficienza è senz’altro una buona idea ( da utilizzare in caso di incendio, non per spegnere normalmente il fuoco). Come per le stufe, i caminetti non dovrebbero mai essere utilizzati come inceneritori di rifiuti domestici. Bruciare solo buona legna secca, o altri combustibili specificamente preparati per camino. Tra gli accessori per l’utilizzo del camino, oltre alle griglie, agli alari ed ai parascintille, ci sono, naturalmente gli attrezzi, che, oltre ad essere utili, fanno inevitabilmente parte del ‘look’ del focolare, e possono essere oggetti di arredamento tanto quanto il camino stesso. Il set tradizionale di attrezzi comprende una paletta, una scopetta, le pinze e l’attizzatoio. Paletta e scopetta sono utili per la pulizia del camino, le pinze aiutano a posizionare i ciocchi con precisione, ma lo strumento principe del camino è l’attizzatoio, col quale smuovere i ciocchi per ravvivarne la fiamma, cosa che sembra di per sé creare un intima soddisfazione nell’utilizzatore ed è probabilmente uno dei motivi del persistente successo del camino aperto (e di un eccessivo consumo di legna).


Anche un paio di pesanti guanti da fuoco dovrebbe trovare posto tra la dotazione di un caminetto, non solo per utilizzare gli attrezzi, ma anche per maneggiare i ciocchi di legna, proteggendosi dalle schegge. I lunghi fiammiferi da camino, spesso confezionati ‘artisticamente’, un soffietto o semplicemente un tubo di metallo di 50 cm., nel quale soffiare per ravvivare dei carboni morenti, e un recipiente metallico stagno, dove riporre le ceneri per almeno 24 ore prima di gettarle, possono completare la dotazione. Se il camino non dispone di una legnaia, se ne trovano in commercio di varia foggia e misura, da porre a fianco del camino.

Come pulire una stufa a pellet

Qualche indicazione per farlo in modo efficace in pochi minuti

Pulire una stufa a pellet è un’operazione molto semplice che si risolve in pochissimo tempo. Poiché la combustione è più regolata rispetto ai prodotti a legna, la cenere che si genera è poca, ancora meno se si usa pellet di qualità. Alcuni prodotti, inoltre, sono dotati di un braciere autopulente, che semplifica ancora di più la vita. E’ utile soprattutto quando si utilizzano grandi quantità di pellet giornaliere, come ad esempio nelle idrostufe o nelle caldaie, e funziona con un sistema di raschiamento meccanico che viene attivato automaticamente a intervalli regolari.

Al di là di queste novità tecnologiche, le operazioni di pulizia da fare su una stufa a pellet sono sostanzialmente queste.

1. Pulire l’interno della stufa

Pulire il focolare della stufa è un’operazione che va effettuata più o meno ogni 1-2 giorni. La frequenza della pulizia dipende dal tipo di pellet che si usa (se è certificato brucia meglio e lascia meno residui) e dalle ore di funzionamento della stufa stessa. Pulire il braciere è importante per garantire il corretto afflusso d’aria nella camera di combustione e quindi per assicurare il perfetto funzionamento del prodotto. Per asportare la cenere di solito è sufficiente un normale aspirapolvere, o, ancora meglio, un bidone aspiratutto. Se sono presenti incrostazioni, bisogna togliere il braciere dalla sua sede e pulire a fondo tutti i fori e la grata.

2. Pulire il vetro della stufa

Pulire il vetro è importante, non tanto per il corretto funzionamento, quanto per avere una bella visione nitida della fiamma. Se il pellet è di buona qualità e l’installazione è stata fatta correttamente, sul vetro si deposita soltanto un po’ di cenere che si rimuove facilmente con un pennello asciutto. Quando si generano invece incrostazioni, si può usare uno spray neutro per vetro, che non contenga abrasivi. Va comunque usato in piccole quantità e non va spruzzato né sulle parti verniciate della stufa né sulla guarnizione in fibra ceramica della porta fuoco, parti che si possono rovinare facilmente.

3. Contattare un tecnico per la pulizia annuale

Una volta l’anno va effettuata una manutenzione straordinaria più approfondita da parte di un tecnico abilitato. Si occuperà di pulire la canna fumaria, verificare la tenuta delle guarnizioni, asportare tutti i residui dalle parti interne della stufa (coclea, ventola, turbolatori), controllare l’emissione fumi e la componentistica elettromeccanica.

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CAUSE E SOLUZIONI DA ADOTTARE PER IL PROBLEMA DEL VETRO SPORCO

Il vetro sporco rappresenta un frequente problema che si riscontra negli inserti/stufe a legna con porte vetrate. I fumi condensano sul vetro (relativamente) freddo e ne anneriscono la superficie interna. Andremo ad analizzare le cause e le soluzioni da adottare per la risoluzione di questo problema estetico.

Le principali cause di questo problema sono:

A) La legna non è stagionata ed ha un’alta percentuale di umidità: il vapore acqueo e gas della combustione vengono sviluppati in quantità notevoli, la resa in termini di calore è più ridotta e il vetro avrà una maggiore propensione a sporcarsi perché corpo freddo rispetto al cuore della camera di combustione
B) Temperatura di combustione bassa: avviene con l’utilizzo di legna umida e quando si ha la chiusura dei registri d’aria affrettata, portando ad una insufficienza di ossigeno per far avvenire la combustione dei gas
C) La canna fumaria non ha un tiraggio sufficiente: invece di salire, il fumo tenderà a stagnare nel focolare.
D) Mancanza di aria comburente in ambiente.
E) Il comignolo si trova nella zona di reflusso: i fumi fanno fatica ad uscire, i gas più pesanti si accumulano nella zona maggiormente fredda, cioè il vetro.
F) Usura componenti

Vetro sporco

Soluzioni

A) Legna umida: misurare l’umidità della legna (deve essere <20%), se non è possibile eseguire una prova con tronchetti pressati e verificare se si riscontrano differenze. Posizionate la legna nel fondo del focolare, contro la parete posteriore. Mettete i pezzi di legno sempre in orizzontale, mai con la parte frontale verso il vetro (dalle parti frontali esce la maggior parte del gas
B) T° di combustione bassa: aumentare il tempo di accensione, chiudere i registri dell’aria una volta raggiunta la T° di regime. In fase di ricarica, aprire i registri, attendere qualche minuto che la superficie dei ceppi si sia annerita e solo allora si possono chiudere i registri
C) Scarso tiraggio: coibentare efficacemente la canna fumaria; aumentare l’altezza della canna fumaria se questa risulta essere troppo corta, rispettare l’altezza minima a seconda del modello di inserto/stufa; verificare l’assenza tratti orizzontali troppo lunghi >1 mt e numero di curve limitate (ogni curva riduce di 1,2 mt l’altezza utile della canna fumaria); verificare il diametro della canna fumaria, se c’è uno scostamento eccessivo dal diametro previsto dalla stufa/inserto; verificare che la porta di ispezione della camera raccolta incombusti sia chiusa;
D) Mancanza aria comburente: verificare che ci sia un apporto sufficiente di aria dall’ambiente, obbligatorio disporre della presa d’aria esterna adeguatamente dimensionata e libera da ostruzioni. Eseguire una prova con le finestre aperte. Aumentare il minimo d’aria
E) Comignolo nella zona reflusso: il comignolo deve sporgere in verticale di almeno 1300mm dal tetto, se non è possibile installare attivatore di tiraggio
F) Guarnizione usurata o deflettore aria deformato: In questo caso nel vetro saranno visibili dei “baffi” neri, cioè striature lunghe. E’ sufficiente sostituire i componenti usurati o solamente posizionare correttamente la guarnizione. Nella fase di accensione il vetro tenderà sempre a sporcarsi, è necessario attendere che sia raggiunta la temperatura idonea in camera di combustione prima di chiudere i registri d’aria.

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CONSIGLI SULLA PULIZIA DEL VETRO

Prima di tutto, la pulizia del vetro va eseguita a vetro freddo!
Il metodo classico “della nonna” è quello di utilizzare la cenere stessa. Dopo aver imbevuto della carta assorbente nell’acqua calda, la riempiamo di cenere. A questo punto si strofina delicatamente il vetro. Grazie alle proprietà della cenere aggiunte dal potere dell’acqua calda il catrame depositato sul vetro si scioglierà in breve tempo.
Se questo non è sufficiente, consigliamo di utilizzare il pulivetro da noi commercializzato, in quanto è altamente performante e non eccessivamente abrasivo (nel mercato si trovano prodotti molto abrasivi che vanno a deteriorare le guarnizioni e le serigrafie dei vetri.

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FONTI: Zetalinea