Third Rock Globe Fire Pit può essere definito un “camino artistico“. Molto spesso i prodotti artistici non sono esattamente anche funzionali, come invece accade per i prodotti industriali. Questo camino, invece, è in grado di coniugare in un unico prodotto entrambe le caratteristiche.
Third Rock Globe Fire Pit è una semplice sfera molto sottile e cava all’interno. La sua superficie è completamente traforata e lavorata a mano e le uniche superfici piene rappresentano i continenti, mentre quelle cave, per logica, le acque di mari e oceani.
Guardano il Third Rock Globe Fire Pit è come se si stesse guardando un enorme mappamondo, un mappamondo che, però, si illumina dall’interno. Il fuoco, infatti, si accende nella sua cavità, dov’è stata posizionata una base piana per l’alloggiamento del bruciatore.
Il materiale con il quale è stato costruito il Third Rock Globe Fire Pit è l’acciaio ma con nessuna finitura superficiale o trattamento di alcun tipo. Dal tipico colore del rame, è stato pensato appositamente per invecchiare con l’uso, infatti, scurisce nel tempo. Questo evita qualunque tipo di manutenzione o rifacimento dei vari trattamenti superficiali antiruggine, perché è proprio l’effetto ruggine che rende Third Rock Globe Fire Pit tanto affascinante.
La patina che viene a formarsi sulla sua superficie è disomogenea mentre tutta la zona interna è verniciata di colore nero. Pur non essendo un pezzo unico, ogni camino viene numerato attraverso una piccola placca in ottone dall’artista.
Il Third Rock Globe Fire Pit è un camino esclusivamente per uso esterno e le sue dimensioni hanno un diametro di 101 cm.
L’artista è Rick Wittrig del laboratorio artigianale e artistico Fire Pit Art e nel suo catalogo presenta numerosi altri prodotti del genere. Si tratta sempre di camini da esterno e molti di questi sono aperti e si avvicinano a quelle “ciotole“, come dei grandi bracieri lavorati a mano nelle loro superfici. L’effetto che questi camini sono in grado di donare alle varie situazioni è molto affascinante, grazie soprattutto all’uso delle superfici traforate.
Anche in agosto AcqualagnaCamini non va in vacanze!
Terminata una nuova installazione di un camino mod. Dojo. Con questo camino nel 2008 siamo stati premiati alla famosa rivista di arredamento AD – Architectural Digest come miglior design. Clicca Qui: http://bit.ly/2vaZ6VT
ATMOSFERA ACCOGLIENTE NEL LIVING DELLA VILLA NORVEGESE DI BERGEN DISEGNATA DALLO STUDIO SAUNDERS ARCHITECTURE. DIVANO CAPITONNÉ IN TESSUTO VERDE MUNRO DI DONNA WILSON PER SCP. TAVOLINO IN OTTONE HABIBI BY PHILIPP MAINZER PER E15
Lo studio Saunders Architecture ha progettato in Norvegia, a Flatanger, quartiere residenziale di Bergen, una casa moderna immersa nel verde per una coppia con bambini.
Composta da tre strutture a incastro – una verticale e due orizzontali – la struttura è completamente rivestita da pannelli di legno dipinto di scuro e cela una terrazza e una veranda semi coperte, per godersi il giardino anche quando il tempo non è clemente.
350 metri quadrati di superficie, la villa ruota attorno a una spaziosa zona giorno collocata al primo piano. Cuore della casa è infatti la sala con caminetto a parete, arredata con divano capitonné verde Munro di Donna Wilson per SCP e poltroncina di modernariato scandinavo. Qui ci si ritrova per leggere un libro e godersi il calore del fuoco.
Adiacente, è posta la cucina: tutt’uno con la dining room, nella quale convivono pezzi vintage – come il tavolo in legno – assieme alle sedute design Copenhague firmate da Ronan and Erwan Bouroullec per Hay. Suggestivo anche il vano scale – moderno e in total white –, arredato semplicemente con il divano Day Bed One di Another Country e illuminato da luce naturale.
Chi sta pensando da tempo alla realizzazione di un caminetto, è probabile che abbia già una idea di dove collocarlo e di come realizzarlo.
Tuttavia, porsi alcune domande sui motivi che inducono a volere un caminetto può aiutare a puntualizzare alcune decisioni sulla sua collocazione, forma e dimensione.
Quanto spesso sarà acceso il fuoco, e con chi sarà condiviso? Sarà soltanto un ulteriore tocco romantico all’atmosfera della casa, o dovrà essere una concreta fonte aggiuntiva di calore?
La collocazione del camino in generale
Collocare un caminetto in un ambiente domestico significa inserirlo non solo in uno spazio, ma anche in un tessuto di relazioni sociali.
Se il camino dovrà servire degli ospiti altrettanto spesso dei familiari, il focolare dovrà essere abbastanza grande da scaldare una piccola folla, e la stanza abbastanza grande da accoglierlo, mentre un piccolo caminetto si inserirà meglio in un ambiente intimo e familiare.
La dimensione della stanza, inoltre, determina la dimensione del camino sia in termini estetici che tecnici. Un grande focolare in una piccola stanza può essere insopportabile per gli occupanti, mentre un piccolo focolare in un grande ambiente non scalderà né il corpo né l’anima…
La tabella seguente fornisce alcune indicazioni circa le proporzioni consigliate tra la grandezza della stanza e quella della bocca del camino. Si tratta, naturalmente, di indicazioni di massima, che possono variare, specialmente nel caso di camini prefabbricati, secondo le indicazioni del produttore e il tipo di camino installato.
Dimensioni della stanza in mq
Larghezza della bocca in cm.
Pareti corte
Pareti lunghe
12/16
60
60/80
17/20
70/90
80/90
21/24
80/90
90/100
25/34
80/90
90/120
35/42
80/100
100/120
43/64
90/100
120/150
65
100/120
120/180
Ma un posizionamento funzionale ed efficace richiede più che la giusta dimensione e collocazione.
Ad esempio, porre la bocca del camino troppo vicino ad una porta può provocare correnti d’aria sufficienti a provocare sbuffi di fumo, o causare un ‘traffico’ noioso tra il fuoco e le persone che dovrebbe scaldare. Insomma, bisogna collocare il camino non solo nella stanza giusta, ma anche nel posto giusto dentro la stanza.
Anche le linee di percorso all’interno di un ambiente influenzano la scelta della collocazione. Le linee di percorso sono determinate dalle porte di ingresso e, meno rigidamente, dall’arredamento. Il focolare dovrebbe essere collocato in modo che il ‘traffico’ attraverso la stanza non tagli lo spazio tra esso e l’abituale sistemazione di divani e poltrone per ospiti e familiari.
Quando si colloca il focolare di fronte ad una porta d’ingresso, refoli di vento possono provocare sbuffi di fumo nella stanza ogni volta che la porta viene aperta. Per evitarlo si può collocare un paravento tra il caminetto e la fonte di aria in movimento.
Particolarmente sensibili, a questo proposito, sono i caminetti con due o più lati aperti, che possono essere influenzati persino dal movimento d’aria provocato da una persona che passi loro vicino
La soluzione più semplice è sistemare l’arredamento in modo che non vi sia motivo per muoversi frequentemente vicino al camino.
La dimensione e la forma dell’ambiente sono entrambi importanti per la collocazione del caminetto e per determinare la sua grandezza.
Una stanza piccola offrirà solo una o due possibilità, mentre una stanza molto grande lascerà una maggiore scelta. Se la stanza è all’incirca quadrata, un camino può essere collocato con uguale efficacia su qualunque parete, o anche in un angolo.
Un camino collocato all’estremità di una stanza lunga e stretta, invece, difficilmente irraggerà il suo calore sino all’altra estremità, e gli ospiti tenderanno a sedersi o a rimanere nei pressi del camino, lasciando vuoto il resto della stanza. Anche sistemare l’arredamento potrebbe diventare un problema. Per questi motivi, nelle stanze rettangolari si tende ad inserire il camino al centro di uno dei lati lunghi.
Un camino, in effetti, può essere usato per dividere una grande stanza in due ambienti più confortevoli, magari con usi diversi, ad esempio pranzo e salotto.
I caminetti bifrontali svolgono egregiamente questa funzione, ed anche i più moderni caminetti ad isola, aperti su tutti i lati, che consentono la visione del fuoco quasi da qualunque punto della stanza.
Le stanze di forma irregolare presentano particolari problemi se il camino è inteso anche come fonte di riscaldamento, poiché i raggi infrarossi che irraggiano dal focolare, e che sono l’unica fonte di calore in un camino tradizionale aperto, viaggiano solo in linea retta.
Bisognerà dunque trovare una collocazione da cui il camino possa ‘vedere’ la maggior parte possibile dell’ambiente. Altrimenti bisognerà ricorrere a quei camini aperti, disponibili comunque sul mercato, che forniscono almeno un parziale recupero di aria calda, per scaldare l’ambiente per convezione, oltre che per irraggiamento.
Un altro aspetto del posizionamento riguarda la sua relazione con il muro nel quale è inserito o appoggiato. Per guadagnare spazio, si può progettare il camino in modo che sia completamente inserito nello spessore del muro, mentre, laddove lo spazio non è un problema, per ottenere il massimo effetto scenografico, il camino può essere completamente proiettato all’interno della stanza e solo appoggiato al muro.
Naturalmente, molto dipende dalla struttura delle pareti. Vecchi casali possono avere pareti di enorme spessore, che però è spesso sconsigliabile attraversare completamente, per questioni di stabilità, mentre case più moderne, con pareti assai più sottili, ma con intercapedine, possono comunque sconsigliare l’attraversamento per evitare di interrompere la continuità della stessa.
La collocazione nella stanza
Camino ad angolo
Il camino d’angolo favorisce anche psicologicamente il ‘raccogliersi’ attorno al caminetto, e presenta altri vantaggi, specialmente in locali di piccole dimensioni: lasciando libere le pareti consente una più semplice disposizione degli altri arredi, e l’eventuale diversità delle due pareti crea meno problemi di simmetria. Inoltre, rende più semplice mimetizzare il volume della canna fumaria.
Il camino d’angolo offre spunto a soluzioni originali, poiché concentra il fuoco prospettico dello spazio in un luogo normalmente periferico dell’ambiente, con effetti inusuali, consentendo, ad esempio, l’uso di forme a base rotonda o poligonale, più difficili da inserire su pareti piane.
Camino ad isola
Il camino isolato centrale ricorda gli antichi ‘fogolari’ friulani, anche se naturalmente oggi forme e dimensioni sono ben diversi.
Con i moderni e leggeri materiali a disposizione si possono creare cappe di grande libertà formale che scendono dai soffitti su focolari per lo più tondi, attorno ai quali si può creare un anello di posti a sedere, mentre se di forma quadrata o rettangolare ben si prestano a separare in due ambienti più raccolti uno più grande.
Il camino centrale è una scelta impegnativa per il progettista, poiché il resto dell’arredo, e perfino gli elementi strutturali dell’ambiente dovranno essere armonizzati con la prepotente personalità di una tale collocazione.
Camino integrato
Il camino inserito nell’arredo è una soluzione tipicamente attuale, propria di camini che hanno perduto la funzione del riscaldamento, e che, opportunamente isolati, possono essere inseriti in una parete attrezzata con una libreria, un mobile bar o vicino alla tv, senza pericolo.
Camini del genere tendono ad essere meno ‘prepotenti’ di carattere, ed hanno spesso funzione puramente decorativa. I camini prefabbricati si prestano molto bene a questo scopo, essendo in genere già convenientemente isolati, mentre per camini artigianali bisogna porre molta attenzione all’isolamento termico, per ovvi motivi di sicurezza.
Camino centrale
Il camino al centro della parete è la collocazione più tradizionale, adottata per secoli, quando il camino era l’unica fonte di riscaldamento. Viene spesso scelto anche per la possibilità di poter più facilmente celare la canna fumaria. Il camino posto al centro della parete tende a diventare elemento architettonico isolato dal resto dell’arredo, e dominante.
In genere in questa posizione viene utilizzato un camino con apertura frontale, ovvero aperto su tre lati, anche se in questo caso la tecnica di funzionamento può dare più problemi. Sarebbe meglio posizionare questo tipo di camino sulla parete opposta a quella dove sono presenti finestre.
Camino bifrontale
Il camino divisorio, un bifrontale, ad esempio, può essere elemento di una parete divisoria attrezzata, posta, poniamo, tra cucina e camera da pranzo, ovvero tra pranzo e salone.
Anche in questo caso, come nel camino centrale, bisogna fare particolare attenzione alle correnti d’aria, che questi camini soffrono maggiormente, ed alle cappe aspiranti delle cucine, che possono creare una depressione tale da prevalere sul tiraggio del camino, in genere già scarso.
Problemi architettonici strutturali. La canna fumaria
Naturalmente, il posizionamento del camino è condizionato principalmente dalla possibile collocazione della canna fumaria.
Installare un caminetto in una casa in costruzione è più semplice e meno costoso che aggiungerne uno ad una casa già costruita. Dovendo aggiungere un caminetto, bisogna considerare le modifiche strutturali per sistemare il focolare, il basamento e la canna fumaria.
Un caminetto in muratura, specialmente, è più facilmente installabile all’esterno della casa che all’interno, perché fondamenta e canna fumaria sono realizzabili all’esterno, il che minimizza la perdita di spazio interno e la necessità di modifiche strutturali. I caminetti prefabbricati, invece, non richiedono fondazioni, e possono essere collegati ad una canna fumaria di non grandissime dimensioni, che più facilmente può attraversare un solaio. Questo tipo di caminetti possono essere facilmente installati su una parete interna senza tante modifiche strutturali. Certi camini ultramoderni autoportanti possono essere installati ancora più facilmente, praticamente come se fossero stufe.
Palazzi a più piani pongono particolari problemi per l’aggiunta di un caminetto inizialmente non previsto, se si abita ai piani bassi. La canna fumaria, ad esempio, può diventare molto lunga e costosa. Per di più la sua installazione interna diventa molto difficile, per lo spazio che occuperebbe negli interni dei piani superiori, e per la necessità di evitare altri servizi tecnici, come tubi del riscaldamento, dell’acqua sanitaria, condutture del gas e cavi elettrici.
Comodità di utilizzo
Anche l’utilizzo quotidiano del camino pone problemi che vanno vagliati in fase di progettazione, ad esempio l’immagazzinamento della legna e la rimozione delle ceneri. L’utilità di un magazzino per la legna interno alla casa sarà evidente la prima volta che dovrete affrontare una notte di pioggia per andare a rifornirvi di legna in giardino o in garage. Trasportare il legno dentro casa significa anche cospargerne di frammenti il pavimento. La soluzione ideale sarebbe un magazzino per la legna costruito attraverso una parete vicino al camino che possa essere rifornito dall’esterno e utilizzato dall’interno. Altrimenti, nel progetto e negli ingombri del camino andrebbe previsto un ripostiglio per la legna a fianco o sotto il focolare stesso.
Un camino in muratura costruito su fondamenta è più pesante e costoso, ma può disporre di un magazzino per la cenere posto sotto il focolare e già collegato all’esterno per la pulizia periodica. Un camino prefabbricato in genere non offre lo stesso vantaggio, e deve essere ripulito dall’interno della casa come una stufa.
Il focolare esterno, previsto dalla norma UNI 10683, è quell’estensione del focolare che serve a proteggere pavimenti combustibili dalle scintille, dal rotolamento dei ciocchi di legna e dall’irraggiamento della fiamma. In qualunque caminetto appoggiato od inserito a parete, il focolare esterno deve estendersi dal bordo del focolare vero e proprio secondo misure stabilite dalla norma e proporzionali alla dimensione della bocca del focolare.
I focolari esterni possono essere realizzati sia a filo pavimento che sollevati da esso. La disponibilità di spazio spesso detta la scelta: stanze piccole probabilmente richiedono un focolare esterno a filo del pavimento, perché sia calpestabile, mentre in stanze più grandi può essere sollevato, anche per dare maggiore importanza al camino. Un focolare esterno notevolmente rialzato può anche provvedere all’immagazzinamento della legna e fornire un caldo strapuntino.
Per l’uso e la manutenzione di un caminetto aperto non c’è in realtà molto da aggiungere a quanto è già detto circa la manutenzione della stufe e delle canne fumarie. Spenderemo perciò solo poche parole in questa sezione, rimandando per il grosso delle informazioni alla lettura delle sezioni anzidette.
La differenza fondamentale, rispetto ad una stufa o ad un inserto da camino, è che il caminetto è, appunto, aperto, e richiede perciò un’attenzione ed una sorveglianza assai maggiori, sia nella fase di accensione che in quella di mantenimento del fuoco. Accendere il fuoco in un camino può essere più faticoso che accenderlo in una stufa. I camini aperti hanno in generale maggiori difficoltà di tiraggio, specialmente se si tratta di grossi camini in muratura con canne fumarie anche in muratura, che richiedono una grande quantità di calore per cominciare a ‘tirare’. Per accelerare il riscaldamento della canna e facilitare l’accensione, è conveniente posizionare la legna su una griglia, perché i ceppi siano bene areati e si accendano e si scaldino più facilmente e rapidamente. Questo naturalmente aumenta il rateo di combustione della legna, ma in certi camini è indispensabile. Se non si dispone di una griglia o non la si vuole utilizzare perché il camino, una volta avviato, tira bene, si può creare un rialzo con dei ceppi di legna verde, che entreranno poi a far parte della combustione, o utilizzare degli alari, che potranno poi essere rimossi.
Preparare il fuoco come per una stufa, con dei fogli di giornale accartocciati, poi dei pezzetti di legna molto secca, ed infine 2 o 3 ciocchi di legna più grande e sempre molto secca. Porre i ciocchi di legna con il lato spaccato verso la carta, perché questo lato si accende più facilmente che non quello coperto di corteccia. Costruire la pila di legna il più possibile accostata al fondo del focolare. Può essere conveniente aprire una finestra, perché il camino abbia a disposizione un grande volume d’aria, almeno all’accensione. Controllare che la valvola sia completamente aperta, poi, avendo avvolto qualche foglio di giornale a mo’ di torcia, accenderlo e spingerlo in alto, fin dove si può, nella cappa, per cominciare a scaldare la canna fumaria ed avviare un minimo di tiraggio. Sarà meglio indossare dei guanti per questa operazione. Infine, con l’ultimo pezzo di ‘torcia’, accendere la carta posta alla base del fuoco. Se conoscete qualche formula sciamanica propiziatrice, pronunciatela pure senza vergogna. Tutto sommato, l’accensione del fuoco è ancora un rito. Se si vuole che il camino irraggi più calore, porre un grosso ciocco verso il fondo, con pezzi più piccoli verso la bocca, se invece il camino irraggia troppo, fare l’operazione inversa, mettendo un grosso ciocco di traverso sul fronte del camino, o sugli alari, lasciando il fuoco nascosto dietro di esso.
Non appena acceso il fuoco, porre davanti ad esso un parascintille, a meno che non lo si stia controllando da presso, e non si stia bruciando legna dura che non scoppietta. In generale non bisognerebbe mai lasciare il fuoco di un camino aperto senza sorveglianza, specie senza parascintille, e non si deve mai lasciare l’abitazione, nemmeno per brevi periodi, lasciando il fuoco acceso.
Se si deve uscire di casa inaspettatamente, cercare di fare il possibile per spegnere il fuoco o per renderlo il più possibile innocuo. Lanciare secchiate d’acqua non sempre è una buona idea, può essere pericoloso, ed anche inefficace su uno strato di carboni vivaci, a meno che non si usi una manichetta da pompiere: il fuoco sembra spegnersi, ma il calore dei carboni può essere tale da far rapidamente evaporare l’acqua e da riportarli al calor rosso. La cosa migliore sarebbe separare i ciocchi il più possibile, spingerli verso il fondo del focolare, e coprirli con uno strato estremamente abbondante di cenere sicuramente spenta, o di sabbia umida, che avrete conservato per la bisogna, sistemare il parascintille nella maniera più chiusa possibile, chiudere la valvola del camino, allontanare dal camino il più possibile oggetti ed arredamento infiammabili, e confidare nella vostra assicurazione.
Meglio ancora, naturalmente, togliere i ciocchi dal camino, con l’aiuto delle pinze, della paletta e dei guanti, dopo averli separati e sabbiati, e riporli in una apposita scatola metallica, da riporre, chiusa, in luogo sicuro.
In linea generale, tenere a portata di mano un estintore in efficienza è senz’altro una buona idea ( da utilizzare in caso di incendio, non per spegnere normalmente il fuoco). Come per le stufe, i caminetti non dovrebbero mai essere utilizzati come inceneritori di rifiuti domestici. Bruciare solo buona legna secca, o altri combustibili specificamente preparati per camino. Tra gli accessori per l’utilizzo del camino, oltre alle griglie, agli alari ed ai parascintille, ci sono, naturalmente gli attrezzi, che, oltre ad essere utili, fanno inevitabilmente parte del ‘look’ del focolare, e possono essere oggetti di arredamento tanto quanto il camino stesso. Il set tradizionale di attrezzi comprende una paletta, una scopetta, le pinze e l’attizzatoio. Paletta e scopetta sono utili per la pulizia del camino, le pinze aiutano a posizionare i ciocchi con precisione, ma lo strumento principe del camino è l’attizzatoio, col quale smuovere i ciocchi per ravvivarne la fiamma, cosa che sembra di per sé creare un intima soddisfazione nell’utilizzatore ed è probabilmente uno dei motivi del persistente successo del camino aperto (e di un eccessivo consumo di legna).
Anche un paio di pesanti guanti da fuoco dovrebbe trovare posto tra la dotazione di un caminetto, non solo per utilizzare gli attrezzi, ma anche per maneggiare i ciocchi di legna, proteggendosi dalle schegge. I lunghi fiammiferi da camino, spesso confezionati ‘artisticamente’, un soffietto o semplicemente un tubo di metallo di 50 cm., nel quale soffiare per ravvivare dei carboni morenti, e un recipiente metallico stagno, dove riporre le ceneri per almeno 24 ore prima di gettarle, possono completare la dotazione. Se il camino non dispone di una legnaia, se ne trovano in commercio di varia foggia e misura, da porre a fianco del camino.
Come per tutti gli aspetti della vita umana che risalgano all’alba dei tempi, indagare dalle origini la storia dell’addomesticamento del fuoco, del suo sicuro confinamento, del suo mantenimento e del suo sfruttamento per scaldare, illuminare e cucinare, sarebbe impresa titanica e tale da superare gli scopi di questo sito, e per la quale non ci sentiamo nemmeno preparati.
Ci limiteremo perciò a considerare la storia del camino vero e proprio, più o meno così come lo conosciamo oggi, saltando serenamente a pie’ pari alcuni millenni di storia e preistoria, dai focolari paleolitici agli ipocausti romani, alle caminate medioevali, per approdare direttamente all’inizio dell’età moderna, anzi, un po’ prima, alla fine del medioevo.
Per tutto il periodo precedente, ci si accontenti di sapere che il fuoco domestico era generalmente allestito in un focolare centrale rispetto all’ambiente, con un foro posto sul tetto sopra di esso come unico sfogo per il fumo, e questo per molti secoli. Tale collocazione aveva il vantaggio di diffondere il calore uniformemente in tutte le direzioni, tenendo il fuoco lontano da pareti quasi sempre ancora di legno ed altri materiali poveri ed infiammabili.
Dal Tredicesimo secolo in poi, le cose iniziano a cambiare. Lo sviluppo economico, l’aumento della popolazione e di un relativo benessere, insieme all’ingrandimento delle città, portano conseguenze fondamentali nell’edilizia urbana.
Il caminetto nel medioevo
Nel 1189, ad esempio, a Londra, a seguito di un terribile incendio, vennero concessi particolari vantagg a quanti edificavano case in pietra e tegole, mentre nel 1212 si ingiunse di intonacare i tetti in paglia perché resistessero meglio al fuoco. Nel 1276, a Lubecca, fu emessa un’ordinanza che imponeva di usare materiale ininfiammabile per la realizzazione dei tetti e dei tramezzi. Gli incendi erano un pericolo costante per città ancora in gran parte costruite di legno e paglia.
La sostituzione delle case di legno con case realizzate in pietra e mattoni, all’inizio nei palazzi nobiliari o di persone benestanti, eppoi sempre più diffusa, consentì, ed insieme consigliò, la migrazione del focolare dal centro della stanza ad una delle pareti: la parete in pietra consentiva la realizzazione di una canna fumaria, evitava o diminuiva il pericolo di incendio, permetteva di inserire il camino in qualunque ambiente, utilizzandolo per scaldare oltre che per cucinare. Era nato il caminetto moderno.
Ideato senza dubbio nei paesi nordici, dove il freddo è più acuto che nel mite clima mediterraneo, il caminetto a parete si diffuse in tutta Europa e fece la sua apparizione nell’ Italia settentrionale tra il 1200 ed il 1300, dapprima a Venezia, dove se ne ha notizia nel1227, e poi a Pisa, in cui la sua presenza è accertata intorno al 1298, grazie all’intensificarsi degli scambi commerciali, di cui le Repubbliche Marinare furono le prime ad approfittare in Italia.
La transizione tra focolare centrale e camino a parete si protrasse comunque per tutto il quattordicesimo secolo, ed a lungo permase l’uso del focolare centrale, specie nelle abitazioni più povere. A Roma venne introdotto, sembra, nella seconda metà del trecento, dal nobile padovano Francesco Carrara, mentre il cronista piacentino Giovanni Musso (1388), racconta che già ai suoi tempi ogni casa era dotata di camino.
I primi camini furono del tipo cosiddetto ‘a padiglione’, cioè completamente aggettanti dalla parete a cui erano addossati, che ne costituiva il fondo. L’enorme cappa era sostenuta spesso da colonne. L’ingombro era notevole, e la mancanza di fianchi protetti ne rendeva il tiraggio difficoltoso. La diffusione del camino nei vari ambienti della casa, fin nelle camere da letto, consigliò l’ideazione di camini meno prominenti, integralmente contenuti nel muro, che doveva però essere di grande spessore, rendendone difficile la realizzazione ai piani più alti. La soluzione più diffusa finì per essere quella intermedia, col camino inserito per metà nello spessore del muro, il che aiutava il tiraggio, e rendeva meno ingombrante il camino, consentendone l’impiego anche con muri non enormi. Questa soluzione è tutt’oggi la più diffusa, e anzi, costituisce ormai l’immagine stessa del camino.
L’architetto Vincenzo Scamozzi, nel 1615, nel suo trattato Dell’idea dell’Architettura universale, descrive questi tre tipi di camini: “La necessità del fuoco ne’ paesi freddi, fece inventare le nappe, ora comunemente chiamate cammini; né senza far fuoco potrebbe l’uomo far comoda vita nelle regioni temperate qual è l’Italia.
Conviene far in guisa che queste siano nel mezzo delle facciate delle sale, salotti o stanze; e quando non si possa, siano da capo o per testa, esposte però in modo che il vento non possa alterare il calore del fuoco, o dare impedimento all’uscita del fumo. Debbono essere di grandezza proporzionata e convenevole al luogo: e se ne conoscono di tre sorta:la prima specie, che può dirsi alla lombarda è di forma eccellente, d’ornamenti proporzionati, di pietre fine e lustre. La sua forma è a padiglione; escono fuori delle mura, e vengono sostenute da colonne, pilastri, statue, termini ed alle volte da alcuni cartelloni e cose simili; e sopra d’essi hanno poi i loro ornamenti d’architravi, fregi e cornici, sopra ai quali si formano le piramidi che ascendono fin sotto alle volte, ovvero ai palchi.
La seconda specie si dice alla francese; escono dall’alto al basso quasi tutte fuori delle mura, onde riescono molto in Roma ed in quelle parti dove si fanno le mura di buona grossezza, e però noi le addimandiamo alla romana.
La terza ed ultima specie si chiama a mezzo francese, ovvero a mezzo padiglione, e perché si costumano segnatamente in Venezia chiamansi alla veneziana. A somiglianza di queste ne abbiamo introdotte molte che si chiamano alla scamozziana, le quali hanno il loro recinto dai lati della luce, o gli ornamenti d’architrave, fregio e cornice di sopravia del terzo della medesima luce; ancora dei lati di fuori, e talora con cartelle, risalti e somiglianti cose; le quali tutte insieme fanno grandissimo accompagnamento. Queste due ultime sorta di nappe, perché impediscono meno, e danno comodità allo scaldarsi le persone ed hanno molta corrispondenza con le stanze: però si convengono molto bene, e massime alla romana ne’ luoghi a pie’ piano, dove le mura sono più grosse.
Siccome nelle seconde stanze tornano a più proposito le nappe alla lombarda, o sia a padiglione, o tanto più quando le canne de’ cammini sono doppie; cioè delle prime e delle seconde nappe, e così vanno insieme fino di sopra al tetto. Il cavo delle nappe si deve fare di quella grandezza che comporterà la qualità del luogo; le principali eccedano di poco l’altezza di un uomo ben formato, né siano più basse che alle spalle, e la larghezza della luce avverrà il terzo o quarto di più dell’altezza. Siano mediocremente cavate nel muro, perché quelle che sono molto cavate ritengono dentro il calore del fuoco, e pochi ad un tratto si possono scaldare, e quelle che escono troppo in fuori impediscono il luogo e sono più sottoposte al fumo”
Come si vede, il problema del fumo era già presente nei primi camini, così come quello di sfruttarne al meglio il riscaldamento, e la prima soluzione adottata fu del tutto empirica: una via di mezzo tra il camino esterno, che scaldava di più, ma faceva troppo fumo, ed il camino incassato, che spillava meno fumo, ma scaldava poco.
La storia del camino dal 1300 sino al 1600 è soprattutto una storia architettonica e stilistica, poiché le soluzioni tecniche a poco si riducono: a parte l’incassare il camino a mezza via nel muro, null’altro viene modificato, tranne le dimensioni, che a partire dagli enormi camini gotici, si riducono nei camini rinascimentali, barocchi e rococò, certamente con qualche guadagno di efficienza.
Tra i pochi ad occuparsi del camino dal punto di vista tecnico c’è, manco a dirlo, Leonardo da Vinci, che, in un paio di disegni del Codice Atlantico, propone uno studio originale sull’alimentazione della fiamma, realizzata con una presa d’aria esterna (!), a imbuto, che ne migliora le prestazioni.
Pure Leon Battista Alberti, nel De Re Aedificatoria Libri X, fornisce indicazioni pratiche sulla costruzione dei camini:
“Le qualità del camino sono le seguenti: essere accessibile, poter riscaldare più persone ad un tempo, dare luce in quantità sufficiente, non essere esposto al vento; ma sarà provvisto di uno sbocco per il fumo, altrimenti mancherebbe il tiraggio.
Non è bene pertanto sistemarlo in un angolo, né eccessivamente incassato nel muro, ma neppure d’altra parte in mezzo alla sala, ove gli ospiti siedono a mensa; non dovrà essere molestato da correnti d’aria provenienti dalle aperture; la sua imboccatura non dovrà sporgere di molto dal muro.
La sua gola sia ampia, ben estesa orizzontalmente dal lato destro al sinistro, ed elevata verticalmente ad una altezza tale da superare con il comignolo tutti i timpani dell’edificio. Quest’ultimo accorgimento è richiesto sia per evitare gli incendi, sia perché non accada che il vento, infiltrandosi tra le tegole, invii folate nella gola, rimandando giù dall’alto il fumo.
La sommità del fumaiolo verrà dotata di copertura per proteggerlo dalla pioggia; tutt’intorno vi saranno aperte delle finestrelle di sbocco, che però dovranno essere fornite di schermatura contro gli assalti del vento; tra queste ultime e le finestrelle occorrerà lasciare uno spazio sufficiente perché vi passi il fumo. Ove ciò non fosse attuabile, consiglierei di sistemare, sopra un’antenna verticale, uno strumento da me denominato vertula, consistente in una cassa di rame grande quanto basta per contenere in sé l’imboccatura superiore del camino; di modo che il fumo, ingolfatosi tutto nella bocca inferiore, verrà spinto fuori a forza, a dispetto dei venti.
Al di sopra del focolare, a metà della canna fumaria, occorre sistemare trasversalmente un battente di ferro: quando tutto il fumo sia esaurito, e la brace, fattasi luminosa, abbia cominciato a covarsi, tale sportello si girerà in modo da chiudere la canna; in questo modo non potrà aprirsi il varco attraverso di essa un sol alito di vento proveniente dall’esterno.”
Come si vede, si tratta di poco più che consigli pratici, dettati dal buon senso e dall’esperienza.
L’Età moderna
E’ dagli inizi del diciassettesimo secolo che la storia tecnica dei camini si fa interessante, anche perché, risolti i problemi architettonici ed edilizi, è proprio la meccanica del funzionamento che comincia ad essere seriamente indagata.
Il continuo progresso economico, la diffusione di un maggiore benessere, il formarsi di una borghesia consapevole ed attiva si incontrano con i primi passi della rivoluzione scientifica e tecnologica.
Il camino è ormai diffuso come apparecchio da riscaldamento in tutti gli ambienti della casa, la nuova borghesia produce abitazioni certo meno sfarzose delle dimore nobiliari, ma con le medesime pretese di ‘comfort’, ed il fumo prodotto dal cattivo tiraggio cessa di essere considerato un’ inevitabile fatalità, per diventare un problema tecnico da risolvere per migliorare la vivibilità degli ambienti. Con la diffusione della stampa, la pubblicistica dell’epoca, specie quella francese, diventa una ricca fonte di informazioni, anche ‘pubblicitarie’, circa le nuove soluzioni adottate per i camini.
Nel 1624 l’architetto francese Savot costruisce nella biblioteca del Louvre un caminetto nel quale, per la prima volta, viene utilizzato il contatto delle pareti calde del focolare per scaldare l’aria della stanza. E’ il primo caminetto a convezione naturale del quale si abbia notizia certa. Nel 1686, alla fiera di Saint-Germain, un produttore di nome Dalesme mostra un originale caminetto nel quale la fiamma si abbassa verso il focolare invece di elevarsi verticalmente, utilizzando per la prima volta la tecnica del tiraggio inverso, nel tentativo di eliminare l’eccesso di fumo. Nel 1714Gaucher introduce nei suoi apparecchi da riscaldamento la presa d’aria esterna, evitando il raffreddamento degli ambienti provocato dal risucchio attraverso gli infissi, e rigenerando l’aria interna alla casa a temperatura confortevole.
Caminetto Gaucher
Intorno al 1745 compaiono i primi caminetti realizzati completamente in lamiera di ferro, appoggiabili al muro, che sfruttano la conduttività del metallo per aumentare l’irraggiamento, chiamati ‘Cheminée économiques’, ‘Cheminée portatives’ (portatili), o anche ‘Cheminée à la lorraine’ o ‘à la Nancy’ (dai luoghi dove soprattutto erano fabbricati), infine ‘Cheminée à la prussienne’, nome col quale sono giunti sino a noi.
Nel 1756 il libraio Desventes pubblica a Digione un trattato di fumisteria, ‘La Caminologie’, ovvero ‘Trattato sui caminetti, contenente osservazioni sulle differenti cause che fanno fumare i camini, e dei mezzi per correggere questi difetti‘.
Tre anni dopo, nel 1759, l’architetto Mansart, noto soprattutto per l’invenzione della ‘mansarda’, inventa un camino con focolare girevole, che posto su una parete divisoria, consente di scaldare alternativamente due ambienti.
Nello stesso anno il Signor Germeté, ‘Primo fisico di Sua Maestà’, presenta all’Accademia delle Scienze il progetto di un nuovo caminetto “che garantisce un tiraggio a prova di tutti i venti, sia diretti che riflessi, e della potenza del sole e della pioggia“, che viene considerato ben ideato e denotante molta ‘intelligenza e conoscenza’.
Caminetto di Nancy
Sempre nel 1759, il Signor Charles, scultore, inventa dei nuovi camini, realizzati in argilla refrattaria resistente alle più alte temperature, che “preservano dal fumo e comprendono numerosi altri vantaggi“.
Nel 1761 gli ‘Cheminée à la prussienne’ sono tanto diffusi, che se ne trova menzione in un asta, e nel 1769 vengono citati nel ‘Géographe Parisien’, successo comunque non incontrastato, se, nel 1787, dagli ‘Affiches de la Basse Normandie’, apprendiamo che il signor Morize, fumista di Parigi, possiede un segreto, grazie al quale “si può superare l’invenzione dei Cheminée prussienne, dei quali è nota la scomodità“…
Nel 1763 il Marchese di Montalembert, maresciallo di campo delle armate del Re, pubblica un ‘Memoire sur les cheminées et les poêles’, che ottiene un grandissimo successo, confermato, tre anni più tardi, da ‘L’Année littéraire’, che riporta le esperienze fatte sui ‘cheminèe-poêles’ del marchese, che, fra gli altri vantaggi, presentano quello di necessitare di una sola accensione giornaliera.
La svolta
E’ alla fine del Settecento che avviene la svolta tecnica fondamentale nella progettazione dei camini. Il 18° secolo è, del resto, l’epoca della vera, grande rivoluzione scientifica e tecnica, in cui nascono le scienze moderne. La chimica, la fisica, l’astronomia, la geologia, la biologia, la medicina, l’economia, si individuano come scienze autonome, separandosi definitivamente dalla filosofia naturale, ognuna col suo specifico campo di indagine, i suoi strumenti, la sua terminologia, le sue tecniche pratiche, i suoi grandi ‘iniziatori’ e ricercatori, Volta, Spallanzani, Lavoisier, Cavendish, Linneo, Smith e tanti altri.
La Caminologie
Nel nostro piccolo campo, la rivoluzione è opera di due straordinari personaggi, Benjamin Franklin e Benjamin Thompson, entrambi coloni americani, che unendo al nuovo spirito scientifico ed alle nuove scoperte tecniche il senso pratico e lo spirito di intraprendenza propri del Nuovo Mondo, risolsero, in maniera quasi definitiva, il problema dei camini.
Benjamin Franklin
Benjamin Franklin (1706-90), tipografo, editore, giornalista, scrittore, economista, diplomatico, statista, musicista, fisico ed inventore, fu forse il più famoso ed eminente cittadino americano del suo tempo. Tra i promotori dell’indipendenza delle colonie americane, con la sua opera diplomatica come ambasciatore presso la corte del re di Francia contribuì in maniera determinante al successo della Rivoluzione Americana. Concorse a redigere e firmò tutti i documenti fondamentali per la nascita degli Stati Uniti d’America, dalla Dichiarazione di Indipendenza sino alla Costituzione, fondò la Società Filosofica Americana, la prima compagnia di Vigili del Fuoco, la prima società di assicurazione contro gli incendi ed istituì il Ministero delle Poste.
Benjamin Franklin
Con i suoi scritti ed il suo impegno promosse un nuovo modello di istruzione, realistico, laico e sperimentale, fondando l’istituto che poi divenne l’Università di Pennsylvania e la prima, e per lungo tempo la più importante, biblioteca circolante degli Stati Uniti. Grazie alla sua esperienza di tipografo, fu tra i primi a stampare la cartamoneta americana, determinandone l’affermazione. Negli ultimi anni della sua vita, divenne presidente della Società per l’abolizione della schiavitù di Philadelfia
In tutto ciò, trovò il tempo di inventare gli occhiali con lenti bifocali, di costruire il primo catetere elastico prodotto nelle Americhe, di attraversare un tornado al galoppo sul suo cavallo, per studiarne le caratteristiche, e, con ancor più temerario coraggio, di pubblicare sulle sue riviste alcune tra le prime previsioni del tempo. Condusse studi sulla Corrente del Golfo, contribuendo a determinarne i limiti con misurazioni di temperatura, sull’elettricità, che lo portarono all’invenzione del parafulmine, e sui camini, con l’ideazione di quello che è ancora oggi conosciuto come ‘Caminetto Franklin’.
Nel 1784, reduce dal successo come ambasciatore in Francia, ‘il più famoso privato cittadino del suo tempo‘, nelle parole del suo biografo Carl Van Doren, si imbarcò per il suo ultimo viaggio di ritorno verso la terra natale. Durante la traversata dell’Atlantico, lungo periodo favorevole alla meditazione, ‘…la garrulità dei vecchi si è impadronita di me, e, poiché potrei non avere un altra occasione per scrivere su questo soggetto, penso che potrei ben farlo adesso...’. Così, Franklin impegnò il suo tempo nel raccogliere, in una lunga lettera al suo vecchio amico Ingen-Hausz, Fisico dell’Imperatore Austriaco, le sue esperienze e le sue riflessioni sulle cause ed i rimedi del fumo spillato dai caminetti. Questa lettera venne stampata, l’anno successivo, tra gli Atti della Società Filosofica Americana.
Questa lettera-trattato, per quanto superata, grazie alle successive esperienze di Thompson, conte di Rumford, è così piena del suo sano ‘senso comune’, dei suoi ingegnosi stratagemmi sperimentali, e scritta in una prosa così gradevole, da costituire tutt’oggi una lettura piacevolissima.
Franklin individua diversi motivi per i quali i caminetti fanno fumo, e suggerisce i rimedi adatti. Ma il punto principale che Franklin per primo colse, in un epoca in cui nessuno sapeva molto sul calore, e poco di più sul fumo, fu che il fumo era in realtà più pesante dell’aria, e che non avrebbe mai potuto risalire una canna fumaria senza l’apporto del calore, nozione del tutto ignorata prima di lui: ‘molti pensano che il fumo sia di sua natura e per se stesso più leggero dell’aria, e che risalga in essa per lo stesso motivo per cui il sughero galleggia sull’acqua‘. Consapevole che una colonna d’aria e fumo calda che risale una canna fumaria crea un debito d’aria nell’ambiente in cui si trova il caminetto, Franklin dedusse logicamente che un apporto di aria fresca deve essere in qualche modo assicurato all’ambiente, e propose vari suggerimenti, tra cui una presa d’aria posta direttamente nel focolare e collegata all’esterno.
Un’altra intuizione fondamentale, per quanto non suffragata da dimostrazioni tecniche, fu che ‘l’apertura dei caminetti nelle stanze è troppo grande, cioè, troppo larga, troppo alta, o entrambe le cose‘, con la conseguente osservazione che ‘le aperture corrispondenti a condotti più alti possono essere più larghe, e quelle di condotti più corti devono essere più piccole‘, introducendo, sia pure intuitivamente, il principio della proporzione tra bocca del camino ed altezza della canna fumaria, proporzione oggi considerata ovvia.
La speculazione sui rimedi fisici contro il fumo dei camini lo condusse inoltre a suggerire rimedi pratici come la rimozione dei nidi di uccelli sui comignoli (cosa per nulla considerata ovvia, evidentemente), e ad alzare i comignoli oltre il colmo del tetto.
Mentre studiava come migliorare l’efficienza dei camini, Franklin era anche alle prese con uno studio su come sbarazzarsene definitivamente, sostituendoli con strumenti più efficaci. Insieme alla lettera sui camini, negli Atti della Società Filosofica Americana, venne anche pubblicata una ‘Descrizione di una nuova stufa per bruciare carbon fossile e consumare tutti i suoi fumi’.
Il risultato pratico degli studi di Franklin fu dunque una stufa-caminetto, che prese il suo nome, ma fu conosciuta anche come ‘caminetto di Pennsylvania’ . Realizzata in metallo, molto economica grazie allo sviluppo delle tecniche metallurgiche ed alle prime produzioni di serie, ebbe uno straordinario successo, che dura tutt’oggi: il caminetto tipo Franklin è probabilmente il più antico caminetto prefabbricato ancora in produzione con quasi le stesse fondamentali caratteristiche dell’epoca della sua invenzione.
Caminetto Franklin
Già nel 1778 è segnalata in Francia l’apparizione degli ‘Chèminées à la Franklin’, che ‘oltre al fatto che essi procurano molto calore con poca legna, possiedono anche il vantaggio di ovviare l’inconveniente del ritorno del fumo‘
Nel 1797 nel suo Trattato ‘Principj di Architettura Civile‘, l’Architetto Francesco Milizia, dopo aver enumerato i difetti dei camini del suo tempo, descrive entusiasticamente così il camino di Franklin: ” Tutti questi difetti sono ovviati dal cammino di Pennsilvania inventato da Franklin, genio sublime, che ha saputo applicare la filosofia ai comodi della vita con una semplicità mirabile. Questo cammino riscalda tutta la camera ugualmente, evita la corrente d’aria sì dannosa, si trasporta facilmente da una stanza all’altra, consuma meno legna di qualunque altro, non fa né fumo, né fuliggine né cattivo odore. In diversi luoghi d’Italia è stato eseguito con successo, e la descrizione dei disegni si trova nelle sue opere…”
Nel 1784 ‘L’Almanach sous verre’ fornisce la descrizione di un camino economico di nuova invenzione. Il camino è diviso in due parti da una piastra orizzontale in lamiera di ferro. Il fuoco viene acceso nel compartimento superiore, la piastra si scalda e ‘ la parte sotto forma una specie di forno…particolarmente comodo sia per cucinare che per tenere in caldo le vivande‘. Forse un precursore delle cucine economiche.
Benjamin Thompson, Conte Rumford
Ma è nel 1795 che appare un’opera fondamentale sulla progettazione e costruzione dei caminetti aperti, destinata a restare quasi insuperata sino ai nostri giorni : ‘Sui camini, con proposte per migliorarli e risparmiare combustibile, rendere le abitazioni più confortevoli e salubri, e prevenire efficacemente l’emissione di fumo dalle canne fumarie‘, scritto da Benjamin Thompson, futuro Conte di Rumford.
Benjamin Thompson (1753 – 1814), Conte del Sacro Romano Impero, Cavaliere dell’ordine dell’Aquila Bianca e di S. Stanislao, Ciambellano, Consigliere Privato di Stato e Luogotenente Generale al servizio di Sua Altezza Serenissima L’Elettore Palatino Duca Regnante di Bavaria, membro della Royal Society, etc etc., fu, come il suo contemporaneo Franklin, un colono nativo americano, nato a Woburn, un sobborgo di Boston, nel Massachussets.
Uomo ambizioso, dall’ingegno inquieto e multiforme, fu una contraddittoria figura di avventuriero settecentesco, opportunista e filantropo, che, al contrario di Franklin, scelse di restare suddito di Sua Maestà Britannica, più per indifferenza verso gli ideali della Rivoluzione che per reale convinzione.
Benjamin Thompson, Conte di Rumford
Figlio di un fattore, lavorò come garzone, poi come apprendista presso un medico di Woburn, studiando costantemente da autodidatta matematica ed astronomia, tanto che a 14 anni fu in grado di prevedere un’ eclissi di sole con uno scarto di soli 4 secondi.
Nel 1772, un fortunato matrimonio con una ricca vedova lo pose in ottime relazioni con la gerarchia militare inglese locale, per la quale pare lavorasse come spia
Nel 1776, forse per motivi legati al suo collaborazionismo con la Corona, abbandonò precipitosamente le colonie (e la moglie), per approdare in Inghilterra, latore di dispacci per il Segretariato di Stato alle Colonie per conto del generale Thomas Gauge, comandante le truppe inglesi di Boston.. Qui le sue indubbie qualità vennero immediatamente riconosciute, ottenendogli il posto di segretario privato di Lord Germain, Segretario alle Colonie, e 4 anni più tardi, a soli 27 anni, il titolo di Sottosegretario di Stato alle Colonie, titolo non secondario sotto la Corona Britannica, trovandosi così, in qualche modo, diretto antagonista del suo ‘collega’ Benjamin Franklin, che pure non incontrò mai. Nel 1779 divenne membro della Royal Society, e quando, nel 1783, la guerra con le colonie americane finì, ottenne la nomina a Tenente-Colonnello di un Reggimento britannico, di cui più tardi fu promosso Colonnello e comandante, e nel 1784 fu nominato Cavaliere da Re Giorgio III.
Le sue fortune personali si ampliarono quando giunse in Baviera come aiutante di campo dell’Elettore Palatino e Re Carlo Teodoro. Qui egli servì prima come Colonnello, poi come Generale dell’Esercito Bavarese, infine come Ministro della Guerra, Gran Ciambellano di Corte, Ministro della Polizia, sino a diventare la persona più vicina al Re di tutta la Corte. Nel 1798 tornò in Inghilterra col titolo di Ministro Plenipotenziario presso la Corte di S. Giacomo e rappresentante diplomatico, e nel 1799 i suoi molti meriti vennero riconosciuti dal Re di Baviera con la concessione del titolo di Conte del Sacro Romano Impero, per il quale Thompson scelse l’insegna di Rumford, oggi Concord, capitale del New Hampshire, paese natale della moglie abbandonata tanti anni prima.
Le sue molte responsabilità istituzionali non gli sottrassero il tempo per dedicarsi alla scienza ed alla ricerca, oltre che alla guerra alla povertà. Come Ministro in Baviera combatté gli abusi dell’usura, e condusse una vasta campagna per sottrarre migliaia di miserabili al mestiere di mendicanti ottenendo loro un lavoro, forse con metodi che oggi non sarebbero considerati politicamente corretti (ne fece arrestare migliaia, li confinò in un luogo stabilito e si disse disposto a nutrirli solo se avessero lavorato), ma che comunque ebbero notevole efficacia. Nel 1799 fondò, con i suoi denari e con una fede nel possibile progresso sociale che contrastava col suo conservatorismo politico, la Royal Institution of Great Britain per lo sviluppo di nuove applicazioni scientifiche destinate ad alleviare la povertà. Il suo approccio pragmatico è ben evidenziato dalle sue parole: ‘ Per rendere felice la gente viziosa ed abbandonata, si è sempre pensato che occorresse prima renderla virtuosa. Ma perché non invertire l’ordine?Perché non renderli prima felici, e poi virtuosi?‘
Certamente Benjamin Thompson era un realista.
Dopo aver viaggiato per tutta l’Europa, aver fatto e perduto diverse fortune, sposata in tarda età, e poi abbandonata, la vedova di Lavoisier, Rumford morì in Francia, lasciando la maggior parte del suo patrimonio alla Harvard University, dove ancora oggi una cattedra porta il suo nome.
Egli fu uno degli spiriti più originali della sua epoca, dai vastissimi interessi, incuriosito da qualunque campo sconosciuto. Studiò come rendere i soldati migliori combattenti nutrendoli meglio, riorganizzò completamente l’Esercito Bavarese, inventò un sistema di segnalazione navale, studiò le qualità tessili della seta e le capacità di isolamento termico degli abiti di lana, migliorò l’allevamento di cavalli e bovini, realizzò grandi miglioramenti nella logistica militare.
Scoprì le correnti di convezione, il fotometro, un nuovo metodo per realizzare canne da cannone, il calorimetro per calcolare il calore di combustione di legna, carbone ed altri combustibili, creò un moderno metodo di organizzazione degli ospedali e degli ospizi.
Un classico caminetto Rumford
Diffuse l’uso degli utensili da cucina portatili, inventò la prima caffettiera a gocciolamento e metodi per riscaldare le case col vapore e per migliorare l’illuminazione domestica, perfezionò la manifattura della polvere da sparo.
Diede un fondamentale contributo alla scienza con i suoi studi sul calore, scoprendo per primo che il calore non era, come si era sino ad allora pensato, una sostanza, ma che era semplicemente prodotto dal moto delle particelle. Grazie alle sue ricerche ed ai suoi esperimenti, fu il primo a comprendere e ad usare il termine calore radiante.
, naturalmente, portò quasi alla perfezione la tecnica di costruzione dei caminetti da riscaldamento.
Rumford acquistò la sua competenza sui camini grazie al suo lavoro ‘sul campo’. Durante il soggiorno in Inghilterra, insieme ai suoi mastri muratori intervenne nella sistemazione di oltre 500 caminetti, rendendoli perfettamente efficienti, e conquistando una vastissima fama in questo campo (oltre a guadagnare parecchio denaro).
Dalla sua esperienza pratica e dai suoi studi sul calore derivò una serie di semplici principi, che rivoluzionarono completamente la tecnica di costruzione dei caminetti sino ad allora seguita.
L’idea base era davvero elementare: un po’ come Michelangelo, che sosteneva che le sue statue erano già presenti nel marmo che le imprigionava, e che tutto quello che doveva fare era liberarle eliminando la pietra superflua,così Rumford riteneva che: ‘poiché sarebbe un miracolo se il fumo non risalisse su per la canna del camino, esattamente come se l’acqua non scorresse giù dalle montagne, noi dobbiamo soltanto trovare e rimuovere gli ostacoli che impediscono al fumo di seguire la sua naturale tendenza a salire‘.
Uno degli ostacoli principali era l’enorme dimensione delle cappe e delle canne fumarie allora in uso, che provocavano il raffreddamento dei fumi, rallentandone la spinta verticale al punto che un semplice refolo di vento poteva facilmente infilarsi nella canna e respingere i fumi nell’ambiente.
Caminetto Rumford in sezione
Questa enorme dimensione era dettata dalla necessità di avere spazio sufficiente per permettere agli spazzacamini di infilarsi nei condotti del fumo per ripulirli. Rumford argomentò saggiamente, grazie ai suoi studi, che se si fosse riusciti a migliorare l’efficienza della combustione, questa sarebbe stata sufficientemente pulita da evitare un così grave accumulo di residui, evitando la necessità di pulizie così impegnative e consentendo il restringimento della canna, e che il metodo più semplice per migliorare l’efficienza era per l’appunto, restringere il condotto dei fumi!
Stabilì inoltre che le superfici interne del camino dovessero essere quanto più possibile lisce e prive di angoli accentuati, per facilitare lo scorrimento dei fumi, il cui percorso doveva essere il più verticale possibile, e raccomandò quindi di porre l’imbocco della canna fumaria direttamente sopra il piano di fuoco.
La consapevolezza che il calore della combustione era un calore radiante lo portò a modificare la forma del camino, diminuendone drasticamente la profondità ed inclinandone i lati con angoli studiati matematicamente per rendere massima la riflessione del calore verso l’ambiente. (Oggi questo è meno importante, ma Rumford viveva in un epoca in cui i camini erano l’unica reale fonte di riscaldamento e migliorare questo aspetto era il suo scopo fondamentale)
Caminetto Rumford in pianta
Il risultato fu un camino completamente diverso da quello a cui noi, ancora oggi, siamo abituati: invece che basso, largo, profondo e squadrato, un camino strombato, alto, stretto e poco profondo, con i lati inclinati aperti verso l’ambiente, notevolmente efficace nel riscaldamento e praticamente privo di fumo. (Un po’ meno pratico per cucinare…)
Rumford fu anche il primo ad introdurre e prescrivere chiaramente la valvola dei fumi posta all’incontro tra la cappa e la canna fumaria, che Franklin aveva soltanto ipotizzato.
Oltre a descrivere minuziosamente forma, dimensioni e relazioni rigorose tra le parti del camino, Rumford forniva anche preziosi consigli sulla qualità del combustibile da utilizzare, sui metodi di accensione, etc., che sono tutt’oggi perfettamente validi.
L’unico pecca nel suo ragionamento fu il ritenere ancora utile, un dispositivo, chiamato ‘scudo dei fumi’ (smoke shelf) posto all’incontro tra la cappa e la canna fumaria, che avrebbe dovuto avere lo scopo di evitare che il flusso discendente di aria fredda, tanto spesso constatato nei suoi sopralluoghi di canne fumarie troppo larghe, trascinasse il fumo nell’ambiente e che soltanto studi molto più tardi (1939), dimostrarono in realtà superfluo in presenza di un corretto dimensionamento del condotto.
Gli emuli di Rumford
Il camino di Rumford ebbe uno straordinario e dilagante successo nel mondo anglosassone, e non solo, divenendo lo standard di riferimento per gli operatori del settore fino al 19° secolo.
Come riferisce Breyman, i caminetti Rumford, modificati in parte da un certo Sig. L’homond, che inserì un ulteriore dispositivo per regolare l’afflusso d’aria al camino, divennero diffusissimi a Parigi, dove assicuravano agli ambienti una temperatura tra i 12 ed i 15°C con una modesta aspirazione d’aria dall’ambiente.
Successivamente, il costruttore Bronsac modificò ulteriormente il camino di L’homond, inserendovi un fornello mobile che, una volta avviata la combustione, e stabilito un buon tiraggio, veniva fatto scorrere in avanti verso la stanza, aumentando di quasi il doppio il rendimento.
“Il comfort di un caminetto Rumford…”
La raggiunta consapevolezza che era l’irraggiamento la fonte di calore del camino, finì per consigliare l’uso di combustibili maggiormente radianti, come il carbon fossile ed il coke, e così i camini tipo Rumford vennero adattati con una griglia con la quale poteva fornirsi aria al combustibile da sotto, come la combustione del carbone richiede.
Il culmine della parabola tecnica
Nel 1853, il già citato architetto G.A. Breyman fissa lo stato dell’arte della costruzione dei camini in una sezione del suo monumentale ‘Trattato Generale delle Costruzioni Civili‘, edito a Stoccarda. Nella sezione ‘Del Riscaldamento con Camini’ sono enumerati con dovizia di particolari decine di tipi diversi di camini, in gran parte riconducibili, nella struttura base, al caminetto Rumford.
Le sempre maggiori conoscenze fisiche e termodinamiche suggerirono metodi per sfruttare al massimo il calore prodotto anche dai fumi della combustione, oltre che dall’irraggiamento diretto, ed ecco descritto da Breyman, ad esempio, il camino appena ideato dal Professor Leras, docente di fisica del liceo Alençon, che è costruito in metallo con una doppia cassa ad intercapedine, nella quale l’aria ambiente, raccolta in basso, compie una rivoluzione intorno al focolare e viene ceduta calda nella parte superiore, il che altro non è che il meccanismo di funzionamento dei moderni inserti da camino.
Molti altri camini di questo genere sono ampiamente descritti nel Trattato, compreso un ‘camino a ventilazione’, ideato dall’Ingegner Douglas Galton, fornito di presa d’aria esterna con un registro regolabile, in cui l’aria esterna viene prima scaldata nella cappa del camino, per contatto con una canna fumaria in acciaio, poi ceduta all’ambiente in alto vicino al soffitto, dove lentamente si mescola all’aria ambiente, riscaldandola, per poi essere aspirata in basso dal camino, ed espulsa attraverso la canna fumaria, fornendo così insieme riscaldamento ed ossigenazione continua, il che è, di nuovo, esattamente il principio di funzionamento degli attuali focolari prefabbricati dalle più note marche.
L’unica reale differenza è che attualmente inserti e focolari vengono costruiti con uno sportello in vetro resistente alle temperature, che li trasforma praticamente in stufe, moltiplicandone l’efficienza.
Anche Breyman, naturalmente, si occupa dei problemi provocati dal ritorno del fumo negli ambienti e ne individua con precisione le principali cause: “Ad ogni modo tutti i caminetti, sia per la difettosa costruzione della gola, che per quella dell’apparecchio, hanno l’inconveniente di poter dar luogo ad un ritorno di fumo negli ambienti. Le cause si riducono alle seguenti: 1) alla difficoltà di introdurre nella stanza la stessa quantità d’aria che aspira la gola del camino; 2) alle dimensioni sbagliate od eccessive della gola; 3) alla temperatura troppo bassa dei condotti della combustione; 4) alla velocità troppo piccola dell’efflusso del fumo; 5) all’azione contemporanea di parecchi caminetti, posti in stanze comunicanti; 6) all’esistenza di una sola gola per più caminetti; 7) all’azione che possono esercitare sulla gola i raggi solari, od all’azione diretta od indiretta del vento. A ciascuna di queste cause si può rispettivamente riparare: 1) ricorrendo ad un caminetto a ventilazione (con presa d’aria esterna), 2) diminuendo la sezione della gola; 3) diminuendo l’ammissione di aria alla combustione; 4) aumentando l’altezza del condotto del fumo, o stringendone la sezione di efflusso; 5) con una sufficiente introduzione d’aria di ventilazione; 6) disponendo in modo che ogni caminetto abbia una propria esclusiva gola per sé fin sopra il tetto; 7) applicando al comignolo delle canne da camino ripari o cappelli, da alcuni detti anche mitre, e che possono essere tanto fisse quanto mobili.”
Come si vede, a tutt’oggi non c’è praticamente altro da aggiungere.
Breyman cita anche i caminetti-stufa in metallo di Franklin, lodandone la praticità ed economicità e raccomandandoli in molte situazioni, menziona i primi caminetti a gas, e considera che in molte zone dal clima freddo, come nel Nord Europa, il camino è ormai affiancato da una stufa. In effetti, nel suo Trattato, c’è anche una sezione denominata ‘Del riscaldamento con le stufe‘.
La decadenza tecnica
In effetti Breyman è probabilmente l’ultimo architetto e trattatista che si occupi seriamente ed estesamente dei camini come metodo di riscaldamento. I tempi sono ormai maturi per un cambiamento radicale: i progressi tecnici e metallurgici, e le prime produzioni di serie, impongono ben presto le molto più efficienti ed economiche stufe come metodo di riscaldamento, e le cucine economiche, prima a legna e carbone, e poi a gas, come metodo di cottura.
Proprio quando aveva raggiunto la perfezione tecnica, il camino finisce per essere relegato ad una funzione sussidiaria ed ornamentale, quando non addirittura del tutto ignorato nelle nuove costruzioni e demolito nelle vecchie.
Il camino sopravvisse comunque come elemento decorativo della casa, prima grazie al movimento Arts and Crafts, fondato da William Morris nella seconda metà dell’ottocento come reazione alla produzione industriale e predicante un ritorno all’artigianato, poi a cavallo del 20° secolo, grazie allo sviluppo dell’Art Nouveau ed al suo amore per la decorazione, al quale il camino si prestava volentieri, finché l’affermarsi in Architettura del movimento razionalista, per cui ‘l’ornamento è delitto’ non diede al camino un altro terribile colpo, facendolo considerare elemento assolutamente inutile, come qualunque decorazione.
Per quanto la produzione e realizzazione di camini non sia in realtà mai scomparsa completamente, è certo che la sua perdita di importanza tecnica e la sua riduzione ad elemento puramente decorativo ha contribuito a disperdere l’enorme patrimonio di esperienze e conoscenze faticosamente acquisito nei secoli precedenti da generazioni di artigiani edili guidati da esperti costruttori come Rumford, e trasformato nuovamente il camino in un oggetto misterioso dalle regole di funzionamento inesplicabili, complici generazioni intere di Architetti che ne hanno considerato, quando lo hanno considerato, appunto soltanto l’aspetto estetico e ornamentale, ignorandone il corretto funzionamento, probabilmente considerato superfluo.
“L’Aerodinamica dei Caminetti Aperti Domestici”
Per quanto ne sappiamo noi, l’ultimo studio tecnico accurato del funzionamento di un tradizionale camino aperto risale al 1939, ed è una lettura del Prof. P.O.Rosin tenuta alla Società Geologica di Londra, dal titolo ‘L’aerodinamica dei caminetti aperti’ (The Aerodynamics of Domestic Open Fires). Grazie all’uso di un modello realizzato in scala in laboratorio, viene sottoposto a test proprio un classico caminetto Rumford, di cui viene pienamente confermata la validità tecnica, con l’unica eccezione, già segnalata, del considerare inutile l’apparato chiamato ‘smoke shelf’, sostituendolo con un più mirato dimensionamento della canna fumaria.
Di seguito, e sempre per quel che ne sappiamo noi al momento, non c’è praticamente nulla da aggiungere alla storia tecnica dei camini aperti.